Il dolore è una percezione negativa che afferisce da qualunque parte del corpo verso la corteccia cerebrale: il contenuto dell’informazione genera un quadro di allarme e il cervello esegue un check-up analitico per individuare la fonte del dolore per capirne la tipologia e cercare eventuali rimedi.

Se di base segnala danni biologico-tissutali e di pericolo potenziale talvolta diventa sindrome dolorosa, quando cioè il dolore costituisce a un tempo sintomo e patologia.

Il dolore che frequentemente supera il livello di coscienza ed arriva a determinare cambiamenti psico-sociali rilevanti e che determina giornate perse a livello lavorativo e frequenti visite ed esami medici é quello che interessa il distretto testa-collo.

 

Il substrato anatomico-funzionale

Il dolore della regione facciale viene veicolato dal nervo trigemino caratterizzato da una stazione gangliare dalla quale si dipartono tre branche dette oftalmica,mascellare e mandibolare.

Di pertinenza squisitamente dentistica sono le ultime due.

Dai rami mascellare e mandibolare sfioccano dei ramuscoli individuali che entrano nella polpa dentaria fornendo al dente la sensibilità interna. Una ulteriore sensibilità è data dalla innervazione del legamento parodontale un mirabile groviglio di ‘corde’ che ancorano la radice del dente all’ osso e che ha molta importanza nella comunicazione neurologica posturale che vedremo in seguito.

Ora si tratterà il dolore, tipicamente facciale che deriva da malattie dei denti.

Il dente ha una struttura interna detta polpa dentaria meglio conosciuta come nervo che, protetta dal guscio della corona due strati sovrapposti di dentina e smalto, svolge un’ azione trofica (di nutrimento) per il dente.

La polpa dentaria riceve queste fibre nervose che hanno delle differenze anatomofunzionali: quelle prevalentemente coinvolte nel dolore dentale sono le fibre Aδ mieliniche e le fibre Fibre C amieliniche.

Dette fibre trasportano ciascuna diverse sensibilità e dolore caratteristico che possono essere ricercati per stabilire una corretta diagnosi ed eventuali presidi terapeutici oltre che prognostici.

La causa più frequente di dolore dentale è la carie, una malattia infettiva, di origine batterica, che determinando la distruzione del tessuto duro del dente, provoca l’esposizione della polpa e la sua aggressione: la infiammazione detta impropriamente iperemia attiva,determina un aumento della pressione interna e la progressiva distruzione della polpa e genera i segnali dolorifici.

L’esperienza di dolore dentale più comune è quella del mal di denti: essa è sostenuta nelle fasi iniziali dalle fibre Aδ che determinano un dolore acuto, molto forte e intermittente ma successivamente a causa dell’ esaurimento di esse il dolore viene trasportato dalle temibili fibre C, a lenta conduzione, che veicolano un dolore sordo e persistente che occupa progressivamente lo stato di coscienza della persona impedendogli di dormire e di fatto annullando qualsiasi attività di pensiero od esterna.

 

La diagnosi e terapia

Il paziente col mal di denti è spesso una persona provata da diversi giorni di dolore e di notti insonni.

La diagnosi è facile per il dentista dopo la anamnesi e semeiotica del dolore e la visita con l’esecuzione di una radiografia diagnostica: quest’ ultima può mostrare il rapporto tra carie e camera pulpare e la tipica trasparenza apicale segnale della veicolazione dell’infiammazione all’ osso interfacciato con l’apice della radice.