Frattura di mandibola
La frattura della mandibola è uno dei traumi più frequenti che si possono verificare a causa della prominenza del mento rispetto alle altre ossa facciali.
Le fratture più frequenti della mandibola sono quelle di condilo mandibolare, la struttura ossea che compone, insieme alla base cranica, l’articolazione temporo-mandibolare, indispensabile per i movimenti della bocca.
Una frattura mandibolare, sia essa localizzata al corpo della mandibola che al condilo mandibolare, comporterà generalmente la comparsa di una importante tumefazione, dolore a riposo e durante i movimenti della mandibola, di solito ridotti, e una perdita dell’occlusione, ossia della normale chiusura dei denti. Il paziente con una frattura mandibolare non può nutrirsi adeguatamente, fatica a parlare ed è sofferente.
Solo una valutazione specialistica potrà stabilire se la frattura necessita di un trattamento chirurgico (non tutte le fratture mandibolari infatti presentano una indicazione chirurgica) e che tipo di trattamento è più indicato.
Il classico trattamento chirurgico di una frattura mandibolare prevede l’esecuzione di un’incisione nascosta nella bocca, a livello della mucosa gengivale, attraverso la quale il chirurgo è in grado di eseguire una corretta riduzione della frattura, qualora questa si presenti scomposta, ed una sua stabilizzazione mediante placche e viti in titanio.
Il decorso postoperatorio è generalmente rapido e la stabilizzazione della frattura, oltre ad essere un presupposto fondamentale per la guarigione anatomica, porta rapidamente al sollievo dal dolore, causato dalla mobilizzazione dei monconi fratturati.
Le fratture della mandibola possono riguardare le seguenti sedi: condilo, corpo, angolo, parasinfisi, ramo e apofisi coronoide. Le fratture sono causate da traumi diretti nel punto d’impatto e indiretti lungo la componente ossea della mandibola. Le manifestazioni cliniche differiscono a seconda dalla sede; in generale si può avere dolore, edema ed ecchimosi, alterazioni occlusali, limitazione della cinetica mandibolare. La diagnosi deve essere confermata con le indagini radiologiche. Il primo accertamento radiologico è un’ortopanoramica che permette di evidenziare la sede della frattura, l’eventuale depiazzamento dei monconi fratturativi, e la mandibola in toto; può essere necessario effettuare anche una tomografia computerizzata (TC) con ricostruzioni tridimensionali. Il trattamento delle fratture della mandibola è chirurgico e prevede, previa anestesia generale, la riduzione e contenzione della frattura con viti e miniplacche in titanio. L’accesso chirurgico è intraorale con ottimi risultati anche estetici. Solo raramente è necessario ricorrere ad un bloccaggio intermascellare per almeno due settimane. Il decorso post operatorio decorre generalmente senza complicanze, l’unica raccomandazione è di evitare traumi e evitare attività fisica intensa per almeno quaranta giorni. Viene inoltre impostata una dieta morbida per almeno 40 giorni.